PANDEMIA: I RITARDI NELL’APPROVAZIONE DELLO SPUTNIK V E LA FURIA DELLE RIAPERTURE, UNA MISCELA ESPLOSIVA
I tempi per l’approvazione del vaccino russo Sputnik V da parte dell’EMA, l’agenzia europea per il farmaco, si allungano mentre la campagna vaccinale nel nostro paese va a rilento.
Infatti il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo durante la sua visita il 26 aprile in Friuli Venezia Giulia a Gemona del Friuli ha spiegato che “L’Agenzia Italiana del Farmaco interviene a valle di quella europea, l’EMA, che oggi ha tre motivi per non avere ancora autorizzato il vaccino Sputnik: il primo è che il dossier non è ancora completo, manca la possibilità di esame e verifica di tutte le fasi e l’azienda produttrice non ha ancora consegnato tutta la documentazione. Il secondo motivo è che non esiste una rete di farmacovigilanza, ovvero l’EMA non ha le prove di osservazioni relative ad eventuali eventi gravi collaterali. Il terzo motivo è che l’azienda produttrice ha posticipato a dopo la prima decade di maggio, la visita ispettiva dei tecnici dell’EMA presso i siti produttivi che è uno dei passaggi procedurali per ottenere l’autorizzazione”, riporta Sputnik.
Insomma i tempi per l’approvazione del vaccino russo sembrano proprio dilatarsi all’infinito mentre la campagna vaccinale in Italia va a rilento. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute hanno ricevuto la prima dose del vaccino il 21,25 per cento della popolazione ma solo l’8,78 per cento degli italiani hanno terminato la vaccinazione con due dosi. Risulta chiaro che ancora siamo ben lontani dall’obiettivo di vaccinare almeno il 70 per cento della popolazione.
In questo quadro desolante entra come è oramai chiaro anche la geopolitica ovvero il fatto che il vaccino Sputnik V essendo russo non può essere inoculato agli europei perché gli Stati Uniti temono che questo avvicini troppo l’Unione Europea alla Russia. si sta combattendo una guerra ideologica sulla pelle degli europei e soprattutto sulla nostra. A complicare le cose poi sono arrivati Gli eurodeputati della commissione per le Libertà civili Fernando Lopez Aguilar, Jeroen Lenaers e Sophie Veld responsabili del dossier all’Eurocamera, che hanno spiegato che il green pass “non sarà un passaporto vaccinale”, ma “un certificato per facilitare il diritto alla mobilità”, non sarà obbligatorio e sarà possibile ottenerlo solo con i vaccini approvati dall’EMA. Quindi dovremmo spiegare ai cittadini di San Marino ed agli ungheresi che si sono vaccinati con lo Sputnik V che dovranno restare a casa perché il loro vaccino, nonostante sia efficace ed i casi di reazioni avverse sia sotto la media degli altri vaccini, non è stato approvato dall’EMA e quindi è come se non lo avessero fatto.
Intanto uno studio condotto dalla Fondazione Bruno Kessler basato su modelli matematici ha preso in esame le conseguenze derivanti dall’ipotesi di riapertura al 26 aprile oppure al 12 maggio. L’Istituto Superiore di Sanità (Iss), il Comitato tecnico-scientifico e il governo si sono sempre avvalsi degli studi affidati ai calcoli statistici, di tipo matematico-epidemiologico, della Fondazione Bruno Kessler prima di prendere qualunque decisione in merito all’andamento della pandemia. Tali calcoli si sono sempre dimostrati attendibili ed esatti.
Il Corriere della Sera afferma di aver avuto accesso alle due proiezioni elaborate dalla Fondazione Bruno Kessler. Il report, tenuto segreto, ha effettuato varie proiezioni considerando i due scenari di riaperture e tenendo in considerazione vari livelli di contagiosità (il famoso Rt) del coronavirus e sue varianti. Si tratta comunque di un documento che fornisce solamente dati e non specifica cosa e quando riaprire, la decisione spetta al governo.
Ed ecco i risultati dei due scenari simulati, avendo come riferimento di partenza dell’Rt un coefficiente a 0,81 (periodo 31 marzo-13 aprile).
Scenario 1: riaperture dal 26 aprile.
Se l’Rt dovesse risalire a 1, di qui al 15 luglio avremo una media giornaliera costante tra i 200/300 morti. In caso di aumento dell’Rt a 1,1, la media giornaliera dei morti si manterrà costante sui 300 al giorno fino a giugno, per poi aumentare a 600 al giorno verso la metà di luglio. Nello scenario peggiore di Rt a 1,25, i morti salirebbero all’impressionante cifra di 1200/1300 morti al giorno. Questo è uno scenario considerato del “liberi tutti” di fare quel che gli pare, riporta il Corriere della Sera.
Scenario 2: riaperture dal 12 maggio.
Questo secondo scenario, secondo le proiezioni della Fondazione Bruno Kessler, avrebbe potuto ridurre la mortalità a 100 decessi al giorno e cioè della metà di quella del primo scenario con Rt 1 costante. In caso di Rt 1,1, i morti sarebbero stati 200 al giorno. Un Rt a 1,25 avrebbe portato a diverse centinaia di morti, ma non a migliaia al giorno.
Le differenze tra le due ipotesi derivano dal fatto che al 18 aprile il tasso di contagio era a 157 casi per 100 mila abitanti, quindi avendo ritardato di alcune settimane le riaperture avremmo potuto ridurre ulteriormente questo valore. Ma il nostro governo ha deciso di anticipare le riaperture spinto da pressioni politiche che come sempre accade si basano solo su semplici calcoli elettorali e non di buon senso. La speranza è che i dati forniti dalle proiezioni della Fondazione si dimostrino inesatti altrimenti dovremmo contare altre migliaia di morti.
Di fronte a questi dati infine continua il balletto dei ritardi nella vaccinazione e nell’approvazione, solo per meri motivi politici, del vaccino Sputnik V. Il vaccino russo non sarà certamente la panacea a tutti i mali ma non si capisce, data l’insufficienza delle dosi, perché si continui a ritardarne l’approvazione.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info