RITORNO ALLA GUERRA FREDDA?
Tornare alla guerra fredda che ha accompagnato le nostre vite fino ad una trentina di anni fa sembra la via intrapresa dalla nuova amministrazione di Joe Biden per risolvere le spinose questioni internazionali.
Se la politica della precedente amministrazione statunitense guidata da Donald Trump in campo internazionale era improntata alla graduale uscita dai conflitti regionali con l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca appare chiaro che gli Stati Uniti vogliono tornare ad essere il gendarme del mondo e le scelte prese nei primi due mesi di governo Biden lo dimostrano.
L’inasprimento dei toni con Russia e Cina sono i segnali inequivocabili che la politica statunitense dei prossimi anni sarà basata sul gelo nelle relazioni diplomatiche e non sulla distensione. La minaccia di sanzionare tutte le aziende che partecipano alla costruzione del gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania, le sanzioni emesse verso quattro alti funzionari cinesi, la messa in discussione dell’accordo che prevedeva il graduale ritiro dei militari statunitensi presenti in Afganistan sono solo alcuni dei segnali di questa tendenza.
La visita di Antony Blinken a Bruxelles per la riunione dei Ministri degli Esteri dei paesi aderenti alla Nato ha fatto capire come gli Stati Uniti abbiano la necessità di espander il fronte degli loro alleati creando un blocco unico con l’Europa per contrastare l’espansione russa e cinese. Non a caso durante la riunione è stato fatto chiaramente intendere che Russia e Cina sono i principali fattori di destabilizzazione regionale e di minaccia degli interessi degli Stati Uniti.
I diritti umani tornano ad essere il cavallo di battaglia su cui si intendere combattere la nuova guerra fredda. Per questo sono stati usati come pretesto per emettere sanzioni contro quattro funzionari cinesi. A sua volta la Cina ha sanzionato dieci tra politici e funzionari europei e quattro entità sempre europee. Il nostro governo sempre pronto ad appoggiare le richieste statunitensi ha prontamente convocato l’ambasciatore cinese alla Farnesina per consegnargli un messaggio.
La vice ministra degli Esteri Marina Sereni ha consegnato all’ambasciatore cinese in Italia Li Junhua, convocato alla Farnesina un chiaro messaggio riguardo le presunte violazioni dei diritti umani nella regione cinese dello Xinjang.
Nel messaggio consegnato all’ambasciatore cinese si legge che “L’Italia ribadisce la propria irremovibile posizione a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, ed esprime solidarietà nei confronti dei Parlamentari, accademici, think tanks e funzionari europei colpiti dalle sanzioni cinesi”.
Secondo la Farnesina, riprendendo quanto detto da David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, le sanzioni cinesi “ledono i fondamentali diritti di libertà di espressione, parola, pensiero ed opinione, il cui esercizio è connaturato al pieno dispiegamento della democrazia e dei suoi valori, cui l’Italia e l’Unione Europea si ispirano”.
Non sarà certamente questo messaggio consegnato all’ambasciatore cinese da parte del nostro governo a minare i rapporti tra l’Italia e la Cina ma segna un precedente nelle relazioni tra i due paesi. Soprattutto segna un chiaro segnale: l’Italia appoggia quanto espresso dall’Unione Europea sull’argomento della supposta violazione dei diritti umani nello Xinjang. Inoltre la nostra posizione che affianca quella degli Stati Uniti certifica che le loro politiche verso la Cina non ci sono indifferenti.
Per l’Italia e per l’Unione Europea seguire le scelte statunitensi di tornare alla guerra fredda nei rapporti internazionali soprattutto con Russia e Cina rappresenta un grave errore. E’ vero che l’Europa non ha mai avuto una sua politica estera indipendente ed è sempre stata l’appendice degli Stati Uniti ma in un momento come quello che stiamo attraversando per la pandemia, accanirsi contro quelli che potrebbero essere dei partner sia in campo economico che sanitario è davvero incomprensibile. La Cina nonostante sia stato il primo paese ad essere infettato dal virus ne è uscita egregiamente al punto che per il 2021 si stima un aumento del PIL del 6 per cento. La Russia produce un vaccino che potrebbe farci uscire dal pantano in cui ci troviamo grazie agli accordi non rispettati dalle aziende farmaceutiche occidentali nelle forniture dei vaccini.
Quindi seguire le strategie di Joe Biden che chiaramente tira avanti i propri interessi e non quelli dell’Italia o dell’Europa significa suicidio sicuro. Se poi vogliamo davvero che i diritti umani siano rispettati da tutti per togliere ogni possibile ambiguità sul fatto che possono essere usati solo come scusa per imporre le proprie politiche, suggerisco a Di Maio e Sereni di convocare anche gli ambasciatori di Colombia, Cile, Israele tanto per citare solo tre nazioni che delle violazioni dei diritti umani fanno regolarmente uso senza che però la comunità internazionale se ne preoccupi minimamente.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info