LA CINA RISPONDE ALLE SANZIONI DELL’UNIONE EUROPEA IN MODO ENERGICO
Ieri la Cina ha sanzionato dieci persone e quattro entità dell’Unione Europea in risposta agli analoghi provvedimenti presi dall’Europa nei suoi confronti per le presunte violazioni dei diritti umani della minoranza musulmana uigura nella regione di Xinkiang.
Questa è la prima volta da oltre trenta anni che l’Unione Europea applica sanzioni verso la Cina. Subito dopo anche Stati Uniti, Canada e Regno Unito si sono aggiunti alle decisione prese da Bruxelles, questa è la prima azione coordinata tra Stati Uniti ed alleati da quando Joe Biden è entrato alla Casa Bianca.
I governi occidentali giustificano le sanzioni affermando che sono una risposta ai presunti arresti di massa di uiguri nello Xinkiang nel nord-ovest del paese. Pechino è accusata di trattenere un milione di persone appartenenti a questa e ad altre minoranze etniche nei campi di educazione. Il gigante asiatico, da parte sua, nega ogni accusa di abuso, notando che i campi sono centri di formazione professionale e fanno parte degli sforzi per combattere il terrorismo.
La “lista nera stilata dall’Unione Europea è composta dall’ufficio di pubblica sicurezza del corpo di costruzione e produzione di Xinkiang, dall’ex segretario del comitato per gli affari politici e giuridici di Xinkiang, Zhu Hailun, dal segretario del partito comunista del corpo di produzione e costruzione di Xinkiang, Wang Junzheng, dal membro del comitato permanente del partito a Xinkiang Wang Mingshan e dal direttore dell’ufficio di pubblica sicurezza di Xinkiang, Chen Mingguo, riporta RT.
In risposta alle sanzioni europee e degli altri partner della Nato la Cina ha sanzionato dieci persone e quattro entità. Tra le persone sanzionate vi sono la sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo, il presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con la Cina, Reinhard Butikofer, il presidente del gruppo di amicizia Parlamento europeo-Taiwan, Michael Gahler, nonché altri tre membri del Parlamento europeo e altri affiliati ai parlamenti dei paesi membri dell’UE come Belgio, Lituania e Danimarca.
Commentando le sanzioni dell’Unione Europea la Cancelleria cinese ha avvertito che “interferiscono seriamente” nei loro affari interni, “violano palesemente il diritto internazionale e le regole di base che regolano le relazioni internazionali” e “minano seriamente” le relazioni tra Pechino e Bruxelles. La Cina ha anche esortato l’UE a “riflettere su se stessa, affrontare direttamente la gravità del suo errore e correggerlo”, oltre a “smettere di dare lezioni agli altri sui diritti umani e interferire nei loro affari interni” e “porre fine alla pratica ipocrita dei due pesi e delle due misure e smettere di seguire la strada sbagliata” poiché “altrimenti Pechino reagirà risolutamente”. Martedì il ministero degli Esteri cinese ha anche annunciato di aver convocato l’ambasciatore Ue Nicolas Chapuis per condurre una “solenne protesta” contro le sanzioni del blocco.
Nel frattempo, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha avvertito che le sanzioni della Cina contro deputati ed entità nel blocco comunitario “sono inaccettabili e avranno conseguenze”. Secondo Sassoli, Pechino ha imposto sanzioni contro i funzionari europei “per aver espresso opinioni nell’esercizio del loro dovere democratico”, e ha anche sottolineato che “i diritti umani sono diritti inalienabili”.
Il fatto che le sanzioni emesse dalla Cina toccano un numero maggiore di persone ed entità rispetto a quelle emesse dall’Unione Europea certifica che la Cina è determinata a rispondere molto più pesantemente e inoltre manda un segnale preciso all’Europa ovvero che non deve interferire negli affari interni del gigante asiatico. Le sanzioni applicate in prima persona dall’Unione Europea rispondono chiaramente alle direttive statunitensi in politica estera che vedono nella Cina il maggior pericolo agli interessi degli Stati Uniti. Potrebbe non essere un caso che proprio l’Unione Europea sia stata la prima a prendere questa decisione.
Infatti muoversi per primi significa dare un segnale ben chiaro al nuovo presidente Joe Biden che si sta muovendo nello scacchiere internazionale con la decisione tipica dei governi democratici. Il segnale è quello che l’Europa sta al fianco degli Stati Uniti e per questo è disposta pure ad anticipare le decisioni che la Casa Bianca intende prendere. Ovviamente tale decisione non è stata presa in autonomia, non mi stupirei se gli stessi Stati Uniti avessero suggerito ai sempre sodali europei di muoversi per primi per non prendersi la responsabilità di tale decisione e per tentare di incrinare i rapporti economici tra Unione Europea e Cina, unico modo per tentare di arrestare la costante crescita di Pechino.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info