L’ex presidente del Brasile Lula da SilvaL’ex presidente del Brasile Lula da Silva

ANNULLAMENTO ACCUSE A LULA UNA DECISIONE CHE POTEVA ESSERE PRESA CINQUE ANNI FA

Come giustamente riassume Teresa Isenburg: ieri, 8 marzo 2021, “il giudice Fachin del Supremo Tribunale Federale, relatore della richiesta di habeas curpus della difesa dell’ex presidente Luis Inácio Lula da Silva, ha depositato la sentenza che accoglie l’istanza di incompetenza del tribunale di Curitiba per giudicare l’ex presidente. In particolare risulta non fondato e privo di prove il collegamento di tali indagini con i processi per corruzione relativi alla Petrobras, gli unici per i quali il gruppo di lavoro di magistrati di Curitiba era competente. Di conseguenza, l’ex presidente è stato sottratto al giudice naturale, quindi le condanne di Lula decadono e con esse la sospensione dei suoi diritti politici”.

L’incompetenza della Giustizia Federale di Curitiba a giudicare le indebite accuse formulate contro l’ex presidente Lula è stata sostenuta dagli avvocati della difesa di Lula fin dalla prima manifestazione scritta presentata nei processi, ancora nel 2016. Durante oltre cinque anni la difesa di Lula ha percorso tutte le istanze del Potere Giudiziario affinché fosse riconosciuta l’incompetenza della 13a Sezione Federale Criminale di Curitiba per decidere sulle indagini. Soprattutto per inosservanza del diritto al giudice naturale, cioè del diritto di ogni cittadino di essere giudicato da un giudice la cui competenza fosse stata previamente definita per legge e non in base alla scelta dello stesso giudicante.

Viene spontaneo chiedersi perché il giudice della Corte Suprema accoglie solo oggi, a cinque anni di distanza, una richiesta di incompetenza che era evidente fin dal 2016.

Dopo quegli esordi giudiziari e durante una lunga traiettoria, nonostante tutte le prove di innocenza presentate, l’ex presidente Lula è stato arrestato ingiustamente, ha avuto i suoi diritti politici indebitamente ritirati e i suoi beni bloccati. La difesa di Lula ha costantemente fornito le prove che tutti questi comportamenti facevano parte di un accomodamento fra l’allora giudice Sérgio Moro e membri del “gruppo di lavoro” di Curitiba, come è stato confermato dal materiale audio riferito alle intercettazioni al quale la difesa di Lula ha avuto accesso, sempre per autorizzazione del Supremo Tribunale Federale. Oltre a ciò, nelle ultime settimane, sono state rese pubbliche ulteriori registrazioni delle conversazioni fra i magistrati della Lava Jato (hackerate da Walter Delgatti Neto). Ne emerge un quadro cospirativo e eversivo molto preciso.

Quindi la decisione del giudice Fachin non tiene conto e non si riferisce alle recenti prove e novità processuali legate agli intrallazzi interessati dei giudici di Curitiba e di Sérgio Moro, mentre invece, accogliendo l’istanza di semplice incompetenza dei suddetti giudici ad indagare e processare Lula, di fatto azzera l’iter dall’inizio, scagionando e archiviando quindi le denunce riferite a Moro e alla condotta fraudolenta dei giudici inquisitori.

Condotta fraudolenta ampiamente provata dalle intercettazioni divulgate recentemente che dimostrano l’accordo tra giudici inquisitori dell’accusa e giudici che avrebbero dovuto giudicare al processo, come l’ex giudice Moro, poi ritrovatosi a capo del Ministero della Giustizia nel governo Bolsonaro che aveva contribuito a far eleggere, eliminando con l’arresto il candidato Lula allora in testa nei sondaggi delle elezioni.

L’attuazione del giudice Fachin pertanto, che prende ora una decisione che avrebbe potuto essere presa fin da cinque anni fa e che risulta oggi come un’archiviazione delle denunce a Moro, sembra voler accondiscendere alle prerogative di una parte della Corte Suprema (tra cui il giudice Marco Aurélio Mello, cugino dell’ex presidente Collor che lo nominò) che mira alla salvaguardia dell’ex giudice Moro e dei suoi colleghi giustizialisti di parte dell’operazione Lava Jato.

Ma il lavoro d’inchiesta giornalistica e la diffusione di conversazioni tra i giudici dell’operazione Lava Jato ha anche svelato l’intromissione di agenti stranieri – specificatamente l’FBI statunitense – volta a consolidare gli atti processuali di condanna di Lula ed il suo arresto che gli impedì di candidarsi.

Viene da chiedersi se il cambio avvenuto recentemente alla presidenza USA abbia avuto un ruolo in questa decisione inaspettata del giudice Fachin.

In effetti c’era chi aveva sempre avuto dubbi sulle decisioni, anzi sulle non decisioni prese dai giudici della Corte Suprema, che avrebbero potuto fermare in varie occasioni l’attuazione processuale dei giudici di Curitiba volta alla squalifica e alla messa fuori gioco di Lula, ma che non l’avevano mai fatto.

Questa postura infingarda a molti è sembrata indotta da enti molto potenti, visto che la Corte Suprema è uno dei tre poteri indipendenti della repubblica brasiliana che non avrebbe dovuto essere condizionata da niente e da nessuno. Alcuni hanno suggerito che potesse trattarsi di una ingerenza imperiale, chiaramente statunitense, che attraverso elargizioni economiche notevoli, ma soprattutto per mezzo di intimidazioni mirate all’incolumità delle famiglie, visto che i giudici della Corte Suprema non sono membri delle classi popolari, abbia potuto scoraggiarli (negli anni passati, a gestione Trump) a prendere decisioni sacrosante che avrebbero scagionato e riabilitato Lula.

Probabilmente, in questo nuovo scenario, dopo l’istallazione negli Stati uniti di una nuova catena di comando nelle agenzie di sicurezza e di intelligenza rivolte alle questioni di politica esterna, sono venute meno quelle determinazioni e quelle linee di condotta imposte surrettiziamente alle istituzioni giuridiche brasiliane.

Lo scenario è nuovo anche per altri motivi. In primo luogo, l’attuazione del presidente Bolsonaro sta accumulando tante posizioni catastrofiche, che mettono a rischio la tenuta sociale del paese. La gestione sconsiderata della pandemia, con la sua proliferazione incontrollata, sta facendo del Brasile un pericolo a livello mondiale con la produzione di varianti pericolosissime che mettono a rischio anche la validità degli attuali vaccini. Oltre a ciò, questa situazione rischia di portare il paese ad un collasso economico di proporzioni inaudite, che potrebbero altresì attingere i mercati finanziari globali date le dimensioni dell’esposizione debitoria. Di fatto, i mercati stanno dando segnali di delusione e preoccupazione rispetto alla situazione fuori controllo della gestione economica e finanziaria del paese.

Anche perché, a livello politico non si percepisce chi potrebbe rimpiazzare la scellerata e inadeguata conduzione di Bolsonaro, visto che i militari non hanno velleità e capacità di governo, divisi tra loro in almeno tre grandi fazioni – ideologica, pragmatica e farisaica moderata – e che gli attuali alleati politici, partiti di centro e di centro destra fisiologici, risultano completamente inaffidabili, in quanto si accontentano di appoggiare il presidente genocida in cambio di prebende finanziarie e clientelari, miranti soprattutto alla rielezione.        

In definitiva, al di là delle preoccupazioni dei giudici inquisitori politicamente interessati che paventano la possibilità di prescrizione per Lula adesso che le sentenze contro di lui sono state annullate, sembrerebbe che gli interessi dei grandi e potenti strateghi, sia interni al Brasile che esterni dell’impero, si rivolgano attualmente a far sì che si logori ulteriormente la figura politica di un Bolsonaro pericoloso e inadeguato con il ritorno in campo di un personaggio popolare come Lula, ma a questo punto con una sinistra isolata dalle altre forze di opposizione al presidente di estrema destra divise al loro interno.

Alessandro Vigilante, 09/03/2021

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