STATI UNITI: VERSO IRAN, VENEZUELA ED ISRAELE LE POLITICHE DI BIDEN NON CAMBIANO
“Le azioni e le politiche del governo iraniano continuano a rappresentare una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia degli Stati Uniti”, con queste parole il Presidente Joe Bidem ha giustificato l’estensione dello stato di emergenza nei confronti dell’Iran.
Ieri la Casa Bianca ha esteso per un altro anno lo stato di emergenza nei confronti dello stato islamico. “Le azioni e le politiche dell’Iran “continuano a rappresentare una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale, per la politica estera e l’economia degli Stati Uniti”, ha riferito Biden, accusando Teheran di “proliferazione e sviluppo di missili, strumenti asimmetrici e altri armamenti convenzionali”, mantenendo una” rete e una campagna di aggressione regionale “, sostenendo” gruppi terroristici “e per le” attività sinistre del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche “, riporta Sputnik,
Lo stato di emergenza, tra le altre cose, consente il sequestro dei beni del governo iraniano e l’imposizione di sanzioni economiche contro l’economia iraniana. Il provvedimento era stato promulgato per la prima volta nel 1979 da Jimmy carter dopo che la rivoluzione islamica aveva trionfato nel paese arabo.
Con l’arrivo alla Casa Bianca Joe Biden aveva affermato di voler tornare al Piano d’azione globale congiunto da cui il precedente Presidente Donald Trump era uscito in maniera unilaterale. Trump aveva accusato l’Iran di non adempiere alle clausole dell’accordo non adducendo per altro nessuna prova al riguardo. L’accordo prevedeva che in cambio della sospensione delle sanzioni l’Iran non avrebbe arricchito l’uranio per scopi bellici.
La mossa dell’attuale inquilino della Casa Bianca però adesso rimescola le carte in tavola. Con la dichiarazione da parte degli Stati Uniti che l’Iran continua a essere una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale rende la possibilità di un riavvicinamento piuttosto difficile.
Con la stessa motivazione ovvero la scusa della minaccia alla propria sicurezza nazionale alcuni giorni fa Joe Biden ha firmato il provvedimento che mette per un altro anno il Venezuela tra i paesi ostili agli Stati Uniti. Provvedimento questo emesso per la prima volta dal Premio Nobel per la Pace Barak Obama nel 2015.
Nei giorni scorsi una commissione di ispettori indipendenti incaricati dall’ONU ha condannato gli Stati Uniti per l’uso arbitrario della scusa della minaccia alla propria sicurezza al fine di applicare sanzioni contro i paesi da loro considerati ostili. Ma evidentemente questa importante presa di posizione della Commissione dell’Alto Commissario per il Rispetto dei Diritti Umani non interessa a nessuno visto che alcuna sanzione contro gli Stati Uniti è stata presa.
Intanto in Medio Oriente sembra davvero non cambiare nulla con il nuovo Presidente. Benyamin Netanyahu, Primo Ministro di Israele, ha cercato in ogni modo di impedire l’indagine aperta dalla Corte Penale Internazionale contro il suo paese per crimini di guerra nei Territori palestinesi occupati aprendo un grande fronte diplomatico.
A tale riguardo l’amministrazione statunitense si è subito schierata a fianco di Israele e contro la procuratrice internazionale Fatou Bensouda. In una telefonata tra la Vice Presidente Kamala Harris e il primo ministro israeliano la Vice Presidente statunitense ha ribadito il pieno sostegno ad Israele ed ha manifestato una profonda opposizione al procedimento intrapreso dalla Corte Penale Internazionale de L’Aia.
Anche il Segretario di Stato Antony Blinken si è espresso sulla questione confermando quindi la linea ferma dell’amministrazione Biden sul procedimento iniziato dalla Corte Penale ribadendo il sostegno incondizionato ad Israele. Blinken ha sostenuto che “la Corte dell’Aia non ha giurisdizione in materia perché non ne fa parte Israele, inoltre i palestinesi non hanno uno Stato sovrano e non possono essere un membro della CPI”. “Gli Stati Uniti «si oppongono fermamente a un’indagine sulla situazione palestinese. Continueremo a sostenere il nostro forte impegno nei confronti di Israele e della sua sicurezza anche opponendoci ad azioni che cercano di prenderlo di mira ingiustamente”, conclude Blinken.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info