PER AMNESTY INTERNATIONAL NAVALNY NON E’ UN PRIGIONIERO DI COSCIENZA
L’organizzazione internazionale che si occupa dei diritti umani Amnesty International ha emesso un comunicato in cui afferma di non considerare più Alexei Navalny come prigioniero di coscienza, secondo quanto pubblicato dal giornalista canadese-statunitense Aaron Mate.
Il giornalista ha pubblicato su Twitter uno screenshot di una lettera in cui l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International afferma di non considerare più Alexey Navalny un ‘prigioniero di coscienza’.
Il termine prigioniero di coscienza è stato coniato da Amnesty International e si riferisce a chiunque venga imprigionato secondo precise caratteristiche come razza, religione, colore della pelle, lingua, orientamento sessuale e credo politico senza aver invocato l’uso della violenza.
In una email in risposta ai chiarimenti chiesti dal giornalista Amnesty International dichiara che”Molti dei vecchi video e post sui social media in cui Navalny faceva dichiarazioni controverse sono riemersi di recente e hanno visto una circolazione attiva”.
L’organizzazione continua affermando che “Alla luce delle nuove informazioni emerse di recente, Amnesty International non è più in grado di considerare Alexey Navalny un prigioniero di coscienza dato che ha sostenuto la violenza e la discriminazione e non ha mai ritrattato tali dichiarazioni”.
Amnesty International continua comunque a chiedere la liberazione immediata di Alexei Navalny che per loro risulterebbe recluso per motivi politici anche se non più considerato un prigioniero di coscienza. Sembra proprio che piano piano tutti i nodi vengano al pettine, soprattutto viene smascherata dall’organizzazione che più viene presa in considerazione quando è necessario bollare qualcuno come vittima di soprusi o di essere stato soggetto a violazione dei propri diritti umani la verginità di un personaggio creato a tavolino come altri in altre parti del mondo per tentare di sovvertire i governi delle nazioni che non si allineano alle direttive degli Stati Uniti dichiarazioni espresse da Navalny in cui si richiedeva l’uso della violenza nella, secondo lui, lotta politica contro il corrotto governo di Vladimir Putin, evidentemente cozzano frontalmente con le pur discutibili regole con cui Amnesty International dichiara alcune persone vittime di persecuzioni o di essere violate nei personali diritti umani. Spesso questa organizzazione ha dimenticato alcuni mentre si ricorda benissimo di coloro che all’occidente fanno comodo per scopi prettamente politici come è il caso di Alexei Navalny, un perfetto sconosciuto in patria dove il 18 per cento della popolazione non lo conosce affatto nonostante dalle nostre parti venga dipinto come il capo dell’opposizione a Putin.
Curioso che il capo dell’opposizione che viene stimato dai sondaggisti nostrani come maggioranza in Russia sia considerato un perfetto sconosciuto da un russo su cinque. Come se in Italia il leghista Matteo Salvini a capo del partito che fino a pochi giorni fa era il maggiore oppositore al governo Conte non fosse conosciuto da un italiano su cinque. Miracoli dei sondaggi.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info