23 ANNI FA LA STRAGE DEL CERMIS DOBE MUORIRONO 20 PERSONE E NESSUNO HA PAGATO
A Cavalese si sono tenute le celebrazioni per il ricordo delle venti persone uccise il 3 febbraio 1998 da un caccia militare Usa in volo, che tranciò il cavo di una funivia. I responsabili restarono senza processo, le vittime senza giustizia.
Il comune di Cavalese, nella provincia di Trento, ha commemorato oggi i 23 anni dal disastro della funivia del Cermis. Una strage quasi dimenticata, senza un processo, senza colpevoli con venti vittime rimaste senza giustizia. Alle celebrazioni erano presenti le autorità locali e le più alte cariche militari e civili.
“Avvertiamo ancora oggi una sensazione di profondo dolore. La tragedia fu dovuta ad errore umano. La commemorazione è dunque il momento della consapevolezza del valore superiore della vita”, ha ricordato il sindaco di Cavalese, Sergio Finato.
Quello che causò la strage, però, non fu un semplice errore umano. Le circostanze che determinarono il disastro non vennero mai chiarite perché la giustizia italiana non poté celebrare il processo per determinare le responsabilità della morte dei venti civili.
Quello che è certo è che i protocolli di volo vennero violati perché i velivoli sfrecciavano a velocità elevatissima a quote inferiori rispetto a quelle stabilite.
Le circostanze della strage
Il 3 febbraio 1998 un aereo militare statunitense, decollava dalla base di Aviano, per un addestramento a bassa quota. Erano gli anni del conflitto nella ex-Jugoslavia, la Nato si preparava all’intervento in Serbia.
Per le esercitazioni aeree, la quota minima di volo era stata fissata a i 610 metri dal suolo a velocità massima di 830 Kmh.
Quel pomeriggio il capitano Ashby, al suo ultimo volo in Italia, prima di tornare negli Usa, volava a una quota inferiore ai 150 metri. Nel tentativo di passare sotto il cavo della funivia, lo recide. Per i 19 turisti a bordo e il manovratore non c’è scampo: la cabina si sfracella al suolo. Nessun superstite.
Le vittime
La più giovane delle vittime ha solo 14 anni ed è di nazionalità polacca. I passeggeri per lo più erano turisti stranieri provenienti da Germania, Olanda, Belgio, Austria e Polonia.
Toccherà al governo italiano pagare il risarcimento alle rispettive famiglie. Solo successivamente il congresso Usa accetterà di risarcire all’Italia il 75% delle somme erogate.
Il processo
Il processo, celebrato negli Usa, assolve i quattro militari coinvolti nell’incidente dall’accusa di strage. Le riprese del volo effettuate dal copilota Joseph Schweitzer.
Sotto processo Richard Ashby spiegò di aver distrutto i nastri perché non voleva che alla stampa finissero in mano dei filmati che riprendevano “il suo sorriso assieme al sangue”. Le circostanze del volo non vennero mai chiarite, né la ragione del perché i piloti non stessero rispettando i protocolli.
Si ipotizzò una gara, un gesto di goliardia finito tragicamente. La giustizia statunitense non chiarì, gli imputati vennero ritenuti innocenti per la morte delle 20 persone e assolti. Solo Ashby dovette scontare una pena per aver distrutto la videoregistrazione in loro possesso. Dopo quattro mesi uscirà dal carcere.