STATI UNITI E CINA: DUE IDEE DI SVILUPPO OPPOSTI
Di Francesco Maringiò
In netto contrasto con l’ascesa delle potenze occidentali che hanno condotto guerre di aggressione o saccheggiato le risorse altrui, la pace è il punto focale del progresso cinese. Attraverso lo sviluppo pacifico, è riuscita a migliorare il benessere della popolazione diventando la più grande economia del mondo in termini di PIL a parità di potere d’acquisto ed è riuscita a liberare dalla povertà 800 milioni di persone e, allo stesso tempo, a spingere 400 milioni di persone lungo la costa orientale ad un livello di vita pari alla media dell’Unione Europea: si tratta di un risultato senza precedenti nella storia dell’umanità.
La Cina, con la sua ascesa pacifica, ha rotto il sistema di dipendenza “centro-periferia” che ha fatto sì che molti Paesi in via di sviluppo fossero sotto l’influenza delle economie capitalistiche avanzate. Così facendo, la Cina ha instaurato un sistema in cui non esiste altro “centro” ma un partner, diventando in effetti un partner commerciale, di investimento e tecnologico per i Paesi emergenti, ma anche un alleato affidabile per le aree più sviluppate, in quanto è, allo stesso tempo, il più grande partner commerciale dell’UE e il più grande Paese creditore per gli Stati Uniti. Di fronte alla diffusione di Covid-19 e al suo pericolo, la distribuzione del vaccino cinese ai Paesi in via di sviluppo è un caso concreto di rottura del sistema di dipendenza “centro-periferia” e di apporto ad un mondo più sano ed equilibrato.
Questo nuovo paradigma di sviluppo è costruito sul principio “win-win”, che rappresenta il fulcro della politica estera cinese e che punta a contrastare il “gioco a somma zero” e la logica della supremazia e cerca di stabilire il principio che tutte le nazioni, a prescindere dal loro status di potenza, hanno lo stesso diritto ad essere coinvolte negli affari regionali e internazionali.
La Cina ha proposto un nuovo modello di interazione globale che è la Belt and Road Initiative, che non solo sviluppa l’interconnessione eurasiatica e globale, ma costruisce anche il terreno per un nuovo paradigma nella politica internazionale, sostiene lo spirito di non conflitto, non confronto, rispetto reciproco e cooperazione vantaggiosa per tutti, si concentra sulla responsività e sulla gestione delle differenze.
Alcuni studiosi hanno definito questa nuova politica lanciata con la strategia Belt and Road Initiative una “globalizzazione con caratteristiche cinesi” o una globalizzazione 2.0. In realtà, non è solo un progetto economico, ma anche un progetto culturale di concreto universalismo nel riconoscimento della diversità e nella proposta di costruire una comunità con un futuro condiviso per l’umanità. Si tratta di una strategia di trasformazione del mondo nel suo insieme che considera l’intero pianeta nei suoi molteplici aspetti, anche culturali e spirituali.
Questa politica rappresenta una visione strategica del futuro del mondo nel suo complesso, che richiede un globo sempre più interconnesso e che chiama ad un nuovo tipo di globalizzazione, completamente diversa da quella in corso dal 1991, guidata dagli Stati Uniti e dai Paesi occidentali.
I benefici connessi allo sviluppo cinese, non solo in termini di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del popolo cinese e della sua interconnessione con i paesi in via di sviluppo, sono visibili anche nel quadro di un processo di progressiva democratizzazione delle relazioni internazionali. Il nuovo corso inaugurato con le linee guida economiche del nuovo Piano quinquennale, ad esempio, trasformerà la Cina in un leader mondiale dell’innovazione tecnologica. E questo porterà inevitabilmente alla rottura del monopolio tecnologico in diversi settori e all’uso politico che i Paesi e le imprese private che detengono la supremazia tecnologica hanno fatto negli ultimi anni, a scapito della stragrande maggioranza della popolazione mondiale. L’aspetto cruciale di questo processo di trasformazione è che la crescita cinese e la crescita mondiale si rafforzano a vicenda.
Infine, vorrei sottolineare che le elezioni presidenziali americane non hanno cambiato definitivamente la posta in gioco: l’umanità si trova di fronte a due concezioni opposte del futuro. Da un lato, c’è un approccio suprematista che mira a rafforzare la gerarchia e la dipendenza dei Paesi e dei popoli da un centro di comando, e dall’altro un nuovo paradigma di cooperazione win-win che chiude l’era iniziata nel 1991 e delinea un futuro di progresso e di speranza per il mondo intero.