LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE GIUDICHERA’ GLI STATI UNITI PER LE SANZIONI AL VENEZUELA
Procede la causa in corso alla Corte penale internazionale contro le autorità del governo statunitense per il blocco criminale che strangola il Venezuela e condanna a morte i più fragili. Il governo bolivariano guidato dal presidente costituzionale, Nicolás Maduro, infatti, ha consegnato documenti, prove e confessioni sufficienti a sostenere l’accusa dinanzi alla Corte penale internazionale.
“Il Venezuela avanza nella sua causa contro le autorità del governo degli Stati Uniti, che attraverso il blocco criminale attaccano il popolo venezuelano in modo sistematico” , ha annunciato la vicepresidente della Repubblica, Delcy Rodríguez, attraverso un messaggio pubblicato sul suo account. Twitter.
Da parte sua, il ministro degli Esteri della Repubblica, Jorge Arreaza, ha indicato che il procuratore della CPI, Fatou Bensouda , ha confermato di aver ricevuto il rapporto del procuratore generale, Tarek Wilian Saab, nell’ambito della cooperazione giudiziaria e ha fatto sapere di “continuare a studiare la nostra causa contro i funzionari statunitensi per crimini contro l’umanità a seguito delle sanzioni”.
Bensouda ha pubblicato la sua relazione annuale sulle attività di esame preliminare in cui delinea le attività svolte dalla Procura nel periodo dal 6 dicembre 2019 al 14 dicembre 2020, in relazione a dieci procedimenti in fase di indagine preliminare.
Tra le dieci inchieste, due si basano su prove ricevute dal Governo del Venezuela e dal Governo della Bolivia. Nel suo rapporto annuale, il procuratore CPI ha confermato di aver ricevuto il voluminoso rapporto dal procuratore Tarek Wiliam Saab, come espressione della cooperazione. Continua inoltre a studiare la nostra causa contro i funzionari statunitensi per crimini contro l’umanità a seguito delle sanzioni.
Lo scorso settembre il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha denunciato il blocco di oltre 30 miliardi di dollari in conti in Europa e Stati Uniti e ha proposto alla comunità internazionale la creazione di un fondo per aggirare il blocco economico. “Più di 30 miliardi di dollari sono stati sottratti al Venezuela, congelati e sequestrati in conti negli Stati Uniti e in Europa”, ha detto Maduro parlando (da remoto) alla 75ma Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso a New York. Come è noto le sanzioni criminali imposte da Usa e Ue al Venezuela condannano a morte per la privazione di cibo adeguato e farmaci i soggetti più fragili: bambini, anziani e malati.
Nicolas Maduro ha denunciato inoltre la persecuzione “del governo e delle aziende che commercializzano beni o servizi nel paese, che si tratti di cibo, medicine, carburante, additivi necessari per produrre benzina”.
Il presidente legittimo del Venezuela ha quindi auspicato la creazione di un fondo per acquisti pubblici all’interno del sistema delle Nazioni Unite, per garantire l’accesso ad alimenti e prodotti sanitari, al fine di aggirare il blocco economico contro determinati paesi e permettere ai governi di acquistare beni e servizi necessari.
Da tempo gli Stati Uniti usano la leva delle sanzioni per indebolire il governo legittimo di Maduro e favorire il passaggio dei poteri al presidente golpista dell’Assemblea nazionale (An), Juan Guaidò che l’anno scorso si è autoproclamato presidente del Venezuela e da allora ha partecipato a diversi tentativi di colpi di stato, tutti falliti.
Le sanzioni hanno colpito sia persone interne alla cerchia di Maduro sia il settore petrolifero venezuelano, da cui dipende la quasi totalità degli introiti statali del paese caraibico. Una strategia apertamente appoggiata da Guaidò e altri esponenti dell’opposizione che si sono autoesclusi dalle prossime elezioni venezuelane, e purtroppo da diversi governi ed organismi esteri filo statunitensi.
Il governo Maduro denuncia da tempo le misure come contrarie al diritto internazionale perché adottate in modo “unilaterale”, e accusa giustamente Washington di determinate la crisi umanitaria in atto nel paese. Le ricadute negative sulla popolazione venezuelana le ha denunciate anche l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, pur critica nei confronti delle politiche di sicurezza di Caracas.