SETTANTADUE ANNI FA L’ONU APPROVAVA LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
Settantadue anni fa veniva approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la dichiarazione universale dei diritti umani, Un importante documento che però negli anni è stato usato impropriamente per legittimare sanzioni e guerre.
La Dichiarazione Universale dei Diritti umani è un documento sui diritti della persona adottato dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nella sua terza sessione il 10 dicembre 1948 a Parigi con la risoluzione n. 217A, votarono a favore 48 membri su 58, nessuno votò contrario ma 10 si astennero.
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è stato il primo documento che ha sancito universalmente, cioè in ogni parte del mondo, i diritti che spettano all’essere umano. La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona. I diritti individuali vano divisi in due grandi aree: i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali e culturali.
La Dichiarazione può essere suddivisa in 7 argomenti. Il preambolo enuncia le cause storiche e sociali che hanno portato alla necessità della stesura della Dichiarazione, gli articoli 1 e 2 stabiliscono i concetti basilari di libertà ed eguaglianza, gli articoli da 3 ad 11 stabiliscono altri diritti individuali. Gli articoli da 12 a 17 stabiliscono i diritti dell’individuo nei confronti della comunità, gli articoli da 18 a 21 sanciscono le libertà fondamentali (libertà di pensiero, di opinione, di fede religiosa e di coscienza, di parola e di associazione pacifica), gli articoli da 22 a 27 sanciscono i diritti economici, sociali e culturali, infine i conclusivi articoli 28, 29 e 30 definiscono aspetti generali ed ambiti in cui non possono essere applicati, in particolare che non possano essere usati contro i principi ispiratori della dichiarazione stessa.
Votarono a favore:: Afghanistan, Argentina, Australia, Belgio, Birmania, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, India, Iran, Iraq, Islanda, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Nicaragua, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Regno Unito, Repubblica Dominicana, Siam, Siria, Stati Uniti d’America, Svezia, Turchia, Uruguay e Venezuela. Si astennero: Arabia Saudita, Bielorussia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Russia, Sudafrica e Ucraina. Due paesi non parteciparono al momento del voto: Honduras e Yemen. (Wikipedia)
Questo documento sta avendo un’importanza fondamentale nella politica mondiale degli ultimi anni. La Dichiarazione era nata, come visto, per dare una specie di Costituzione mondiale dei diritti della persona, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Negli anni, ma soprattutto dopo il crollo del muro di Berlino, sembra essere diventato il Vangelo su cui si sono e si stanno consumando tutte le decisioni prese dal blocco dei paesi capitalisti per esercitare il proprio imperialismo. Il tema dei diritti umani è diventato preminente su ogni altro tema politico. Sui diritti umani suppostamente violati si sono scatenate guerre di ogni tipo.
La mancanza del rispetto dei diritti umani e le guerre degli ultimi trenta anni sono legati da un filo rosso sempre più grosso ed imbarazzante. Ma i diritti umani sono solo una volgare scusa e le cause sono ben altre e più complesse. Innanzi tutto occorre farsi una semplice e banale domanda: perché i diritti umani negli ultimi anni sono diventati così importanti? La risposta potrebbe essere che i nostri governanti sono così illuminati da non permettere a nessun governo di violarli, oppure che l’opinione pubblica a cui i governi devono rispondere non accetta la loro violazione quindi la classe dirigente si preoccupa di farli rispettare. Potrebbe essere anche che il mondo sta andando verso un ordine in cui la persona è finalmente diventata il soggetto principale e quindi bisogna proteggerla e ovviamente garantirgli tutti quei diritti di base sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Disgraziatamente nessuna delle risposte formulate è quella esatta, nemmeno lontanamente. I diritti umani sono diventati un argomento trasversale che unisce e lega qualunque forza politica sia di destra che di sinistra. Tutti noi siamo d’accordo nel sostenere che ogni persona debba essere libera, debba poter esercitare il culto religioso che preferisce, possa viaggiare, debba godere del diritto a scegliere in piena autonomia per quale partito votare alle elezioni, che le elezioni non siano truccate e così via. Tutti diritti che nessuno di noi mette in discussione indipendentemente dalla collocazione politica. Un argomento, come si vede, che unisce tutti ed in caso di violazione all’unanimità ci schieriamo contro chi li sta violando. Su questa unità trasversale chi usa i diritti umani come pretesto per imporre le proprie politiche ad un altro paese fa forza. Si procede quindi ad imporre sanzioni economiche o nel peggiore dei casi ci si inventa una guerra umanitaria per riportare la democrazia violata dal non rispetto dei diritti umani in quella nazione.
La realtà va purtroppo molto al di la dell’umanità che i nostri governanti cercano di farci accettare quando decidono tutti assieme di riportare la democrazia in un paese. E’ utile far notare che sempre c’è un paese singolo o un gruppo di nazioni che minaccia gli interessi e la sicurezza di un’altro paese. In una permanente crociata contro il bene troviamo sempre un paese che incarna il male assoluto, un male che però resta generico, un male che non viene mai spiegato nella sua forma e sostanza. Come avviene del resto con la violazione dei diritti umani. Tale violazione è presunta e quasi mai certa. La nazione che rappresenta il male assoluto è quella che, dentro una logica biblica dove la lotta tra bene e male ha fatto la fortuna di tutte le religioni, sta violando in quel momento i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Ma in concreto quali sarebbero i diritti umani violati in un dato momento? Qui sta il nocciolo della questione. Non si sa. Quanti di voi sanno quali diritti sarebbero stati violati per scatenare la guerra in Jugoslavia nel 1999 oppure quelli che hanno portato all’intervento armato in Libia nel 2011? Quali sarebbero i motivi per cui l’Iran sarebbe un paese patrocinatore del terrorismo o per quale astruso motivo la Russia di Putin sarebbe diventata una minaccia alla pace mondiale? Quali diritti umani questi paesi, solo per fare qualche esempio, avrebbero sistematicamente violato? Ma è durante la fase preparatoria ad una crisi ,che potrebbe sfociare nell’ennesima guerra umanitaria, poi ditemi voi quando una guerra si può considerare umanitaria dato che a morire sotto le bombe sono quasi sempre gli stessi cittadini a cui vengono, secondo chi vuole il conflitto armato, violati i diritti umani, cioè coloro che bisognerebbe tutelare e ricondurre in un mondo più giusto e democratico. Non viene con chiarezza analizzato quale articolo della Dichiarazione dei Diritti sarebbe stato violato. Cosa del resto piuttosto difficile da fare anche perché nessun articolo recita esplicitamente un diritto, le enunciazioni sono di principio, come avviene nelle costituzioni delle nazioni. Dire che un individuo nasce libero è una enunciazione di principio come affermare che chiunque ha il diritto di partecipare ad un’associazione. Tanto per fare un esempio stupido per violare il principio dell’articolo 1 dove si recita appunto che ogni individuo nasce libero bisognerebbe incarcerare senza motivo la metà della popolazione di una nazione.
Come è evidente anche chi afferma che ci sono state delle violazioni dei diritti umani, sono sempre molti quelli violati, usa le parole al plurale in modo molto generico. Una scelta generica che però in caso di guerra porterà migliaia di morti nella popolazione civile. E’ altresì impossibile che una nazione non violi anche non volontariamente uno degli articoli di questa famigerata dichiarazione. Il problema sta però in chi sarebbe il reo, se è un paese amico allora non importa a nessuno, se invece è una nazione che per il nuovo ordine mondiale sta dall’altra parte allora si aprono le porte dell’inferno. La guerra è sempre stata, fin dall’albori dell’umanità, il mezzo con cui i vari popoli hanno esercitato i propri interessi di espansione territoriale e conseguentemente il modo con cui si è cercato di risolvere i casi di dispute per il controllo delle terre che venivano usate per le colture e l’allevamento degli animali. I secoli sono passati ma la necessità che il capitalismo ha di controllare le risorse della terra non è cambiato. Con i diritti umani si è trovato il pretesto che lega indissolubilmente tutta l’opinione pubblica sulle scelte guerrafondaie che i nostri governi appoggiano per i loro interessi. Sembrerebbe proprio che la guerra faccia parte del Dna della popolazione mondiale.
Non credo che la guerra faccia parte del Dna della popolazione mondiale, semmai fa parte del Dna del capitalismo che ha bisogno di controllare le risorse materiali ed energetiche del mondo per continuare a prosperare, per continuare la propria infinita, che credo infinita non sia, crescita e moltiplicazione del capitale. Le due più grandi crisi economiche del secolo scorso si sono concluse con altrettante guerre mondiali. Dopo la fine della seconda guerra mondiale le crisi economiche non sono terminate, l’ultima da cui ancora non siamo riusciti ad uscire, risale solo al 2008. Ora con l’avvento delle armi nucleari far scoppiare una nuova guerra per risanare il sistema decotto capitalista significherebbe la distruzione totale del pianeta, quindi non ci sarebbero ne vinti ne vincitori, anche chi avrebbe promosso la guerra risulterebbe sconfitto. Il fatto che la guerra totale sarebbe la causa della fine del mondo non cancella la questione di fondo, cioè la necessità di questo sistema economico di crescere infinitamente. Allora cosa fare? La risposta è semplice: tante piccole guerre locali da far scoppiare in quei paesi che minacciano gli interessi di questa piccola parte della popolazione mondiale che si è arrogata il diritto di comandare il mondo, lasciando cadere dal tavolo, dove ogni giorno mangiano alle spalle della maggior parte della popolazione mondiale, le briciole che sono poi il giusto, secondo loro, pranzo che spetta a noi comuni mortali.
Come precedentemente scritto i diritti violati sono sempre generici, anche gli interessi minacciati a turno da qualche paese sono generici. La genericità è diventata la costante nella politica internazionale quando una nazione cerca di appropriarsi delle risorse di un paese che, ad esempio, ha deciso di sfruttarle autonomamente ovvero di usare gli introiti della vendita per sviluppare e dare benessere alla propria popolazione. Occorre a questo punto fare alcuni nomi di paesi che hanno fatto dell’ingerenza negli affari altrui la ragione della loro politica internazionale. In cima alla piramide troviamo gli Stati Uniti seguiti a rimorchio dall’Unione Europea, dal Canada, dall’Australia e dalle petromonarchie del Golfo Persico. In realtà la politica la dettano gli statunitensi e gli altri soci vanno, appunto, a rimorchio dando la benedizione oggi si e domani pure alle scelte imperialistiche americane sia per convenienza sia per opportunismo, sperando in qualche briciola che cade dal tavolo. Il capitale trasnazionale è quello che detta l’agenda politica, tale capitale risiede indistintamente in tutti i paesi a capitalismo avanzato. Ecco spiegato semplicemente perché tutti gli stati sopra citati fanno il filo alle politiche di ingerenza proposte ed attuate dagli Stati Uniti.
Ma gli interessi minacciati quali sono? Gli interessi egemonici che fanno sì che gli interessi economici si possano sviluppare. Tutto ruota attorno alla questione economica come pure le minacce alla sicurezza nazionale statunitense che ogni giorno vengono evocate con insistenza dall’amministrazione a stelle e strisce non sono altro che l’ennesimo tentativo di nascondere la realtà, ovvero gli interessi economici dei grandi gruppi imprenditoriali che operano su scala internazionale. E’ improbabile che una nazione come il Venezuela possa essere una minaccia alla sicurezza nazionale di uno stato come quello statunitense che dispone di almeno 7000 testate nucleari. La sicurezza nazionale a cui si riferiscono, ma che non dicono per ovvi motivi, è la sicurezza che le aziende petrolifere possano continuare a fare utili con la vendita del greggio, quindi avere a disposizione sempre più prodotto da sfruttare. La minaccia sta nel fatto che il governo bolivariano ha nazionalizzato l’impresa petrolifera e usa i profitti della vendita del petrolio per le spese sociali della popolazione venezuelana. Insomma, per farla breve, gli interessi economici di una ristretta cerchia di persone che nella loro mente non vedono limiti all’arricchimento sono la causa delle recenti guerre e tensioni internazionali.
In questo desolante quadro noi siamo spettatori inermi e molto spesso grazie alla poca capacità di analisi non mettiamo in discussione le scelte scellerate che i nostri governi appoggiano. La macchina della disinformazione funziona a dovere nel creare un’opinione pubblica perennemente connessa ma priva di senso critico. Le notizie che ci arrivano sono sempre orientate dalla stessa parte, è difficile avere, a meno di non disporre di un tempo infinito, informazioni diverse che ci permettono di vedere il mondo da un’altra angolazione. Tutti i più grandi ed influenti mezzi di informazione sono di proprietà di coloro che dettano l’agenda politica ai governi. Esistono numerosi canali televisivi o siti internet che forniscono una controinformazione ma date le loro piccole dimensioni non hanno un bacino di utenza paragonabile ai grandi gruppi editoriali che operano a livello internazionale.
Le notizie false o manipolate su un determinato argomento, come la presunta violazione dei diritti umani da parte di un governo, sono ripetute con insistenza da tutti i mezzi di informazione che ne amplificano gli effetti. La maggior parte della sempre meno attenta opinione pubblica si fida perché vede ripetuta la stessa notizia in diversi canali e quindi la prende per vera, non discute data la sua reiterata diffusione.
L’informazione riveste in questo momento storico una funzione determinante sia nelle scelte elettorali sia nella creazione di un consenso comune che appoggi una determinata scelta di politica internazionale.
Prima di concludere vorrei tornare all’argomento iniziale ovvero come i diritti umani vengono utilizzati come pretesto sempre più frequentemente per imporre le politiche imperialiste dell’attuale capitalismo. Dobbiamo fare molta attenzione quando ci dicono che una nazione sta violando i diritti umani del proprio popolo ma poi nessuno si prende la briga di spiegare quali sono i diritti violati. E’ piuttosto facile al giorno d’oggi puntare l’indice verso qualcuno e poi non dare spiegazioni. Con un’informazione sempre pronta ad asservire il potente di turno, perché nella stragrande maggioranza dei casi, è lui che paga gli stipendi dei giornalisti, una notizia rimbalza in ogni angolo del globo ad una velocità fino ad alcuni anni fa impensabile ed è fruibile grazie ai social network a miliardi di persone contemporaneamente. Poi spetta ad ognuno di noi capire se è vera o falsa, ma quanti sono in grado di valutarne la veridicità? Quanti di noi hanno il tempo di stare al computer per cercare un’altra versione della notizia?
I diritti umani sono l’uovo di Colombo per il nuovo imperialismo perché con questo argomento è possibile scavalcare qualunque ideologia politica, come detto in precedenza, compattando tutti sulla necessità di ristabilirli. Per questo bisogno sempre andarci con i piedi di piombo prima di esprimere la propria opinione e soprattutto bisogna farsi alcune domande. I paesi messi alla gogna sono sempre quelli che non hanno accettato di stare dalla parte delle politiche statunitensi, sarà possibile che i loro governanti siano talmente stupidi da passare il tempo a violare i diritti del proprio popolo vista l’attenzione internazionale che questo argomento ricopre? Come mai nessun paese allineato non compie questo reato? Forse in questo modo di amministrare la giustizia ed esportare la nostra democrazia c’è qualcosa che non funziona o c’è un dolo di fondo. Il dolo di fondo sarebbe quello di voler con la forza imporre alle nazioni disobbedienti le nostre politiche imperialiste consistenti nell’accaparramento di tutto ciò che ci necessita per mantenere un livello di vita un po’ decoroso al nostro elettorato che così potrà acquistare tutti quei beni necessari o meno prodotte dalle industrie, permette inoltre ad una ristretta cerchia di miliardari di riempirsi sempre di più le tasche. Le risorse naturali della terra non bastano per tutti quindi occorre decidere chi deve restare senza. Il primo mondo di certo non può retrocedere dal suo tenore di vita, quindi saranno gli altri a soccombere nella lotta all’accaparramento di tali risorse. Se una nazione del terzo mondo si prova a usare in proprio le cospicue risorse che detiene, come facevano l’Iraq o la Libia, allora occorre prima o poi farle desistere. La violazione dei diritti umani diventa il pretesto per una nuova guerra che agli occhi dell’opinione pubblica viene dipinta come umanitaria, necessaria ed inevitabile perché il dittatore di turno non vuole abbandonare di sua spontanea volontà la guida di quel paese. Quindi la responsabilità della guerra, o nel migliore dei casi, dell’applicazione di sanzioni economiche viene fatta ricadere su colui che magari ha vinto le elezioni con un programma progressista o socialista che prevedeva la nazionalizzazione dell’industria petrolifera ed di usare i profitti per diminuire la povertà del suo popolo.
Una scelta che va contro le regole imposte dal nuovo ordine mondiale può costare molto cara.
SETTANTADUE ANNI FA L’ONU APPROVAVA LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
Settantadue anni fa veniva approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la dichiarazione universale dei diritti umani, Un importante documento che però negli anni è stato usato impropriamente per legittimare sanzioni e guerre.
La Dichiarazione Universale dei Diritti umani è un documento sui diritti della persona adottato dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nella sua terza sessione il 10 dicembre 1948 a Parigi con la risoluzione n. 217A, votarono a favore 48 membri su 58, nessuno votò contrario ma 10 si astennero.
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è stato il primo documento che ha sancito universalmente, cioè in ogni parte del mondo, i diritti che spettano all’essere umano. La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona. I diritti individuali vano divisi in due grandi aree: i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali e culturali.
La Dichiarazione può essere suddivisa in 7 argomenti. Il preambolo enuncia le cause storiche e sociali che hanno portato alla necessità della stesura della Dichiarazione, gli articoli 1 e 2 stabiliscono i concetti basilari di libertà ed eguaglianza, gli articoli da 3 ad 11 stabiliscono altri diritti individuali. Gli articoli da 12 a 17 stabiliscono i diritti dell’individuo nei confronti della comunità, gli articoli da 18 a 21 sanciscono le libertà fondamentali (libertà di pensiero, di opinione, di fede religiosa e di coscienza, di parola e di associazione pacifica), gli articoli da 22 a 27 sanciscono i diritti economici, sociali e culturali, infine i conclusivi articoli 28, 29 e 30 definiscono aspetti generali ed ambiti in cui non possono essere applicati, in particolare che non possano essere usati contro i principi ispiratori della dichiarazione stessa.
Votarono a favore:: Afghanistan, Argentina, Australia, Belgio, Birmania, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, India, Iran, Iraq, Islanda, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Nicaragua, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Regno Unito, Repubblica Dominicana, Siam, Siria, Stati Uniti d’America, Svezia, Turchia, Uruguay e Venezuela. Si astennero: Arabia Saudita, Bielorussia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Russia, Sudafrica e Ucraina. Due paesi non parteciparono al momento del voto: Honduras e Yemen. (Wikipedia)
Questo documento sta avendo un’importanza fondamentale nella politica mondiale degli ultimi anni. La Dichiarazione era nata, come visto, per dare una specie di Costituzione mondiale dei diritti della persona, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Negli anni, ma soprattutto dopo il crollo del muro di Berlino, sembra essere diventato il Vangelo su cui si sono e si stanno consumando tutte le decisioni prese dal blocco dei paesi capitalisti per esercitare il proprio imperialismo. Il tema dei diritti umani è diventato preminente su ogni altro tema politico. Sui diritti umani suppostamente violati si sono scatenate guerre di ogni tipo.
La mancanza del rispetto dei diritti umani e le guerre degli ultimi trenta anni sono legati da un filo rosso sempre più grosso ed imbarazzante. Ma i diritti umani sono solo una volgare scusa e le cause sono ben altre e più complesse. Innanzi tutto occorre farsi una semplice e banale domanda: perché i diritti umani negli ultimi anni sono diventati così importanti? La risposta potrebbe essere che i nostri governanti sono così illuminati da non permettere a nessun governo di violarli, oppure che l’opinione pubblica a cui i governi devono rispondere non accetta la loro violazione quindi la classe dirigente si preoccupa di farli rispettare. Potrebbe essere anche che il mondo sta andando verso un ordine in cui la persona è finalmente diventata il soggetto principale e quindi bisogna proteggerla e ovviamente garantirgli tutti quei diritti di base sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Disgraziatamente nessuna delle risposte formulate è quella esatta, nemmeno lontanamente. I diritti umani sono diventati un argomento trasversale che unisce e lega qualunque forza politica sia di destra che di sinistra. Tutti noi siamo d’accordo nel sostenere che ogni persona debba essere libera, debba poter esercitare il culto religioso che preferisce, possa viaggiare, debba godere del diritto a scegliere in piena autonomia per quale partito votare alle elezioni, che le elezioni non siano truccate e così via. Tutti diritti che nessuno di noi mette in discussione indipendentemente dalla collocazione politica. Un argomento, come si vede, che unisce tutti ed in caso di violazione all’unanimità ci schieriamo contro chi li sta violando. Su questa unità trasversale chi usa i diritti umani come pretesto per imporre le proprie politiche ad un altro paese fa forza. Si procede quindi ad imporre sanzioni economiche o nel peggiore dei casi ci si inventa una guerra umanitaria per riportare la democrazia violata dal non rispetto dei diritti umani in quella nazione.
La realtà va purtroppo molto al di la dell’umanità che i nostri governanti cercano di farci accettare quando decidono tutti assieme di riportare la democrazia in un paese. E’ utile far notare che sempre c’è un paese singolo o un gruppo di nazioni che minaccia gli interessi e la sicurezza di un’altro paese. In una permanente crociata contro il bene troviamo sempre un paese che incarna il male assoluto, un male che però resta generico, un male che non viene mai spiegato nella sua forma e sostanza. Come avviene del resto con la violazione dei diritti umani. Tale violazione è presunta e quasi mai certa. La nazione che rappresenta il male assoluto è quella che, dentro una logica biblica dove la lotta tra bene e male ha fatto la fortuna di tutte le religioni, sta violando in quel momento i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Ma in concreto quali sarebbero i diritti umani violati in un dato momento? Qui sta il nocciolo della questione. Non si sa. Quanti di voi sanno quali diritti sarebbero stati violati per scatenare la guerra in Jugoslavia nel 1999 oppure quelli che hanno portato all’intervento armato in Libia nel 2011? Quali sarebbero i motivi per cui l’Iran sarebbe un paese patrocinatore del terrorismo o per quale astruso motivo la Russia di Putin sarebbe diventata una minaccia alla pace mondiale? Quali diritti umani questi paesi, solo per fare qualche esempio, avrebbero sistematicamente violato? Ma è durante la fase preparatoria ad una crisi ,che potrebbe sfociare nell’ennesima guerra umanitaria, poi ditemi voi quando una guerra si può considerare umanitaria dato che a morire sotto le bombe sono quasi sempre gli stessi cittadini a cui vengono, secondo chi vuole il conflitto armato, violati i diritti umani, cioè coloro che bisognerebbe tutelare e ricondurre in un mondo più giusto e democratico. Non viene con chiarezza analizzato quale articolo della Dichiarazione dei Diritti sarebbe stato violato. Cosa del resto piuttosto difficile da fare anche perché nessun articolo recita esplicitamente un diritto, le enunciazioni sono di principio, come avviene nelle costituzioni delle nazioni. Dire che un individuo nasce libero è una enunciazione di principio come affermare che chiunque ha il diritto di partecipare ad un’associazione. Tanto per fare un esempio stupido per violare il principio dell’articolo 1 dove si recita appunto che ogni individuo nasce libero bisognerebbe incarcerare senza motivo la metà della popolazione di una nazione.
Come è evidente anche chi afferma che ci sono state delle violazioni dei diritti umani, sono sempre molti quelli violati, usa le parole al plurale in modo molto generico. Una scelta generica che però in caso di guerra porterà migliaia di morti nella popolazione civile. E’ altresì impossibile che una nazione non violi anche non volontariamente uno degli articoli di questa famigerata dichiarazione. Il problema sta però in chi sarebbe il reo, se è un paese amico allora non importa a nessuno, se invece è una nazione che per il nuovo ordine mondiale sta dall’altra parte allora si aprono le porte dell’inferno. La guerra è sempre stata, fin dall’albori dell’umanità, il mezzo con cui i vari popoli hanno esercitato i propri interessi di espansione territoriale e conseguentemente il modo con cui si è cercato di risolvere i casi di dispute per il controllo delle terre che venivano usate per le colture e l’allevamento degli animali. I secoli sono passati ma la necessità che il capitalismo ha di controllare le risorse della terra non è cambiato. Con i diritti umani si è trovato il pretesto che lega indissolubilmente tutta l’opinione pubblica sulle scelte guerrafondaie che i nostri governi appoggiano per i loro interessi. Sembrerebbe proprio che la guerra faccia parte del Dna della popolazione mondiale.
Non credo che la guerra faccia parte del Dna della popolazione mondiale, semmai fa parte del Dna del capitalismo che ha bisogno di controllare le risorse materiali ed energetiche del mondo per continuare a prosperare, per continuare la propria infinita, che credo infinita non sia, crescita e moltiplicazione del capitale. Le due più grandi crisi economiche del secolo scorso si sono concluse con altrettante guerre mondiali. Dopo la fine della seconda guerra mondiale le crisi economiche non sono terminate, l’ultima da cui ancora non siamo riusciti ad uscire, risale solo al 2008. Ora con l’avvento delle armi nucleari far scoppiare una nuova guerra per risanare il sistema decotto capitalista significherebbe la distruzione totale del pianeta, quindi non ci sarebbero ne vinti ne vincitori, anche chi avrebbe promosso la guerra risulterebbe sconfitto. Il fatto che la guerra totale sarebbe la causa della fine del mondo non cancella la questione di fondo, cioè la necessità di questo sistema economico di crescere infinitamente. Allora cosa fare? La risposta è semplice: tante piccole guerre locali da far scoppiare in quei paesi che minacciano gli interessi di questa piccola parte della popolazione mondiale che si è arrogata il diritto di comandare il mondo, lasciando cadere dal tavolo, dove ogni giorno mangiano alle spalle della maggior parte della popolazione mondiale, le briciole che sono poi il giusto, secondo loro, pranzo che spetta a noi comuni mortali.
Come precedentemente scritto i diritti violati sono sempre generici, anche gli interessi minacciati a turno da qualche paese sono generici. La genericità è diventata la costante nella politica internazionale quando una nazione cerca di appropriarsi delle risorse di un paese che, ad esempio, ha deciso di sfruttarle autonomamente ovvero di usare gli introiti della vendita per sviluppare e dare benessere alla propria popolazione. Occorre a questo punto fare alcuni nomi di paesi che hanno fatto dell’ingerenza negli affari altrui la ragione della loro politica internazionale. In cima alla piramide troviamo gli Stati Uniti seguiti a rimorchio dall’Unione Europea, dal Canada, dall’Australia e dalle petromonarchie del Golfo Persico. In realtà la politica la dettano gli statunitensi e gli altri soci vanno, appunto, a rimorchio dando la benedizione oggi si e domani pure alle scelte imperialistiche americane sia per convenienza sia per opportunismo, sperando in qualche briciola che cade dal tavolo. Il capitale trasnazionale è quello che detta l’agenda politica, tale capitale risiede indistintamente in tutti i paesi a capitalismo avanzato. Ecco spiegato semplicemente perché tutti gli stati sopra citati fanno il filo alle politiche di ingerenza proposte ed attuate dagli Stati Uniti.
Ma gli interessi minacciati quali sono? Gli interessi egemonici che fanno sì che gli interessi economici si possano sviluppare. Tutto ruota attorno alla questione economica come pure le minacce alla sicurezza nazionale statunitense che ogni giorno vengono evocate con insistenza dall’amministrazione a stelle e strisce non sono altro che l’ennesimo tentativo di nascondere la realtà, ovvero gli interessi economici dei grandi gruppi imprenditoriali che operano su scala internazionale. E’ improbabile che una nazione come il Venezuela possa essere una minaccia alla sicurezza nazionale di uno stato come quello statunitense che dispone di almeno 7000 testate nucleari. La sicurezza nazionale a cui si riferiscono, ma che non dicono per ovvi motivi, è la sicurezza che le aziende petrolifere possano continuare a fare utili con la vendita del greggio, quindi avere a disposizione sempre più prodotto da sfruttare. La minaccia sta nel fatto che il governo bolivariano ha nazionalizzato l’impresa petrolifera e usa i profitti della vendita del petrolio per le spese sociali della popolazione venezuelana. Insomma, per farla breve, gli interessi economici di una ristretta cerchia di persone che nella loro mente non vedono limiti all’arricchimento sono la causa delle recenti guerre e tensioni internazionali.
In questo desolante quadro noi siamo spettatori inermi e molto spesso grazie alla poca capacità di analisi non mettiamo in discussione le scelte scellerate che i nostri governi appoggiano. La macchina della disinformazione funziona a dovere nel creare un’opinione pubblica perennemente connessa ma priva di senso critico. Le notizie che ci arrivano sono sempre orientate dalla stessa parte, è difficile avere, a meno di non disporre di un tempo infinito, informazioni diverse che ci permettono di vedere il mondo da un’altra angolazione. Tutti i più grandi ed influenti mezzi di informazione sono di proprietà di coloro che dettano l’agenda politica ai governi. Esistono numerosi canali televisivi o siti internet che forniscono una controinformazione ma date le loro piccole dimensioni non hanno un bacino di utenza paragonabile ai grandi gruppi editoriali che operano a livello internazionale.
Le notizie false o manipolate su un determinato argomento, come la presunta violazione dei diritti umani da parte di un governo, sono ripetute con insistenza da tutti i mezzi di informazione che ne amplificano gli effetti. La maggior parte della sempre meno attenta opinione pubblica si fida perché vede ripetuta la stessa notizia in diversi canali e quindi la prende per vera, non discute data la sua reiterata diffusione.
L’informazione riveste in questo momento storico una funzione determinante sia nelle scelte elettorali sia nella creazione di un consenso comune che appoggi una determinata scelta di politica internazionale.
Prima di concludere vorrei tornare all’argomento iniziale ovvero come i diritti umani vengono utilizzati come pretesto sempre più frequentemente per imporre le politiche imperialiste dell’attuale capitalismo. Dobbiamo fare molta attenzione quando ci dicono che una nazione sta violando i diritti umani del proprio popolo ma poi nessuno si prende la briga di spiegare quali sono i diritti violati. E’ piuttosto facile al giorno d’oggi puntare l’indice verso qualcuno e poi non dare spiegazioni. Con un’informazione sempre pronta ad asservire il potente di turno, perché nella stragrande maggioranza dei casi, è lui che paga gli stipendi dei giornalisti, una notizia rimbalza in ogni angolo del globo ad una velocità fino ad alcuni anni fa impensabile ed è fruibile grazie ai social network a miliardi di persone contemporaneamente. Poi spetta ad ognuno di noi capire se è vera o falsa, ma quanti sono in grado di valutarne la veridicità? Quanti di noi hanno il tempo di stare al computer per cercare un’altra versione della notizia?
I diritti umani sono l’uovo di Colombo per il nuovo imperialismo perché con questo argomento è possibile scavalcare qualunque ideologia politica, come detto in precedenza, compattando tutti sulla necessità di ristabilirli. Per questo bisogno sempre andarci con i piedi di piombo prima di esprimere la propria opinione e soprattutto bisogna farsi alcune domande. I paesi messi alla gogna sono sempre quelli che non hanno accettato di stare dalla parte delle politiche statunitensi, sarà possibile che i loro governanti siano talmente stupidi da passare il tempo a violare i diritti del proprio popolo vista l’attenzione internazionale che questo argomento ricopre? Come mai nessun paese allineato non compie questo reato? Forse in questo modo di amministrare la giustizia ed esportare la nostra democrazia c’è qualcosa che non funziona o c’è un dolo di fondo. Il dolo di fondo sarebbe quello di voler con la forza imporre alle nazioni disobbedienti le nostre politiche imperialiste consistenti nell’accaparramento di tutto ciò che ci necessita per mantenere un livello di vita un po’ decoroso al nostro elettorato che così potrà acquistare tutti quei beni necessari o meno prodotte dalle industrie, permette inoltre ad una ristretta cerchia di miliardari di riempirsi sempre di più le tasche. Le risorse naturali della terra non bastano per tutti quindi occorre decidere chi deve restare senza. Il primo mondo di certo non può retrocedere dal suo tenore di vita, quindi saranno gli altri a soccombere nella lotta all’accaparramento di tali risorse. Se una nazione del terzo mondo si prova a usare in proprio le cospicue risorse che detiene, come facevano l’Iraq o la Libia, allora occorre prima o poi farle desistere. La violazione dei diritti umani diventa il pretesto per una nuova guerra che agli occhi dell’opinione pubblica viene dipinta come umanitaria, necessaria ed inevitabile perché il dittatore di turno non vuole abbandonare di sua spontanea volontà la guida di quel paese. Quindi la responsabilità della guerra, o nel migliore dei casi, dell’applicazione di sanzioni economiche viene fatta ricadere su colui che magari ha vinto le elezioni con un programma progressista o socialista che prevedeva la nazionalizzazione dell’industria petrolifera ed di usare i profitti per diminuire la povertà del suo popolo.
Una scelta che va contro le regole imposte dal nuovo ordine mondiale può costare molto cara.
Al link seguente potrete leggere il testo della Dichiarazione dei Diritti Umani:
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
Al link seguente potrete leggere il testo della Dichiarazione dei Diritti Umani:
Il capitalismo finanziario ha fatto carta straccia di tutto quello che portava a una giustizia sociale, con il passare dei decenni purtroppo anche i comuni cittadini hanno introiettato i disvalori proposti dal capitalismo mondiale, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Riusciremo and invertire questa tendenza? Ai posteri l’ardua sentenza.